Il primo sindaco di Dalmine
Antonio Piccardi, il 1° maggio 1945 , fu nominato primo sindaco del Comune di Dalmine dopo la Liberazione, dal prefetto di Bergamo avvocato Ezio Zambianchi. La sua nomina avvenne su indicazione del CLN del comune di Dalmine e rimase in carica fino alle elezioni del 1946. Durante il suo mandato, il sindaco Antonio Piccardi si occupò principalmente di questioni inerenti il buon andamento della vita in paese con attenzione anche alle famiglie dei lavoratori di alcune industrie locali uccisi dal bombardamento del 6 luglio 1944; si occupò anche delle situazioni personali difficili e di tutte quelle pratiche amministrative e burocratiche necessarie a far ripartire la macchina burocratica comunale in un momento di passaggio e di particolare difficoltà.
La nascita del Comune di Dalmine
di Mariella Tosoni.
DALMINE 7 LUGLIO 1927. Negli anni Venti del Novecento, il regime fascista che stava diventando Stato colse l’importanza fondamentale del ruolo delle imprese nella quotidianità delle masse lavoratrici; successe così anche a Dalmine dove il concetto di “utopia urbanistica”, mutuato dall’Inghilterra di Robert Owen, secondo la quale “l’ambiente sociale determina il carattere dell’uomo”, divenne un potente mezzo della propaganda mussoliniana e nel 1927 assunse in paese una connotazione decisamente autoritaria. Al binomio impresa-città si sostituì, infatti, il trinomio impresa-città-stato con l’unificazione dei tre comuni di Mariano al Brembo, Sabbio Bergamasco e Sforzatica in un comune unico.
Vita di paese - Dalmine
Tra Nord e Sud da sempre esiste una rivalità storico-culturale, il divario è una questione che risale ai tempi dell’Unità Italiana del 1861, in più di 150 anni di storia, i governi e i parlamenti che si sono succeduti non sono stati capaci di annullare questo divario ancora oggi così pesante. I motivi storici sono tanti e tutti ben conosciuti. Negli ultimi anni sembra si siano attutiti, almeno sulla carta, ma a fomentarli ci pensano i fenomeni. Ecco un tipico esempio: De Magistris: “La Lega ed i suoi accoliti agiscono con odio verso il Sud”.
Da “accolito” vorrei raccontarvi un aneddoto dedicato proprio al Sig. Sindaco di Napoli. Lui non lo sa ma io conosco la città di Napoli molto bene e non per via turistica o letteraria ma per via del lavoro avendo lavorato a periodi e per anni in quel di S. Giovanni a Teduccio.
Bombardamento Dalmine - 6 luglio 1944
Una strage: 278 morti e oltre 800 feriti, danni ingenti. Faceva già caldo quella mattina di giovedì 6 luglio 1944, dalla città e dai paesi vicini affluivano a piedi e in bicicletta operai e impiegati allo stabilimento della Dalmine S.A. (BG). Andavano in fabbrica, una fabbrica che aveva creato un paese. Alle otto del mattino c’erano già all’interno della fabbrica, tra impiegati e operai, circa 4.000 persone. Dal Sud Italia già occupato dagli anglo-americani, nel frattempo, era cominciata l’ “Operazione 614” che aveva per obiettivo il bombardamento di otto località diverse dell’Italia settentrionale, ancora occupata dai tedeschi, fra cui le acciaierie di Dalmine-Bergamo, conosciute anche come Officine Mannesmann.
Rifugi antiaerei di Dalmine
A Dalmine (BG), sono ancora presenti due imponenti ricoveri antiaerei risalenti alla seconda guerra mondiale: ieri preziosi manufatti contro il pericolo dei bombardamenti aerei, oggi testimonianza della drammatica incursione aerea del 6 luglio 1944. Nel luglio del 1939 un'apposita commissione di difesa antiaerea gestisce la progettazione e l’esecuzione delle opere di protezione, secondo le disposizioni di legge. Il territorio Dalminese viene suddiviso in “settori di esodo”, in ognuno dei quali vengono costruite trincee di ricovero. Anche la Dalmine da inizio alla realizzazione di due imponenti rifugi antiaerei, nei quartieri: Garbagni (capienza di ca. 500 persone), e Leonardo da Vinci (capienza di ca. 360 persone).
L'Antenna di Dalmine
Con atto di donazione n. 12.882 dell’11 agosto 1938 (XVI) redatto dal Notaio Camillo Dolci, la Società Stabilimenti di Dalmine, con sede in Milano (rappresentata dal Comm. Fermo Sisto Zerbato, direttore generale commerciale della Società) e la società La Pro Dalmine Anonima con sede in Milano (rappresentata dal suo presidente comm. dr. ing. Agostino Rocca) hanno deciso di donare al comune di Dalmine tutto quanto di proprietà delle due società ha contribuito e contribuiscono alla formazione di piazza Impero (ora P.za della Libertà) situata in Dalmine Centro all’incrocio del Viale Giulio Benedetti (ora Viale Betelli) colla nuova strada camionale (Viale Locatelli e Viale Marconi).
La storia di Arlecchino
ARLECCHINO è una famosa maschera bergamasca della Commedia dell'Arte. La maschera di Arlecchino ha origine dalla contaminazione di due tradizioni: lo “Zanni bergamasco” da una parte, e i "personaggi diabolici farseschi della tradizione popolare francese" dall'altra. L'origine del personaggio è molto antica e legata alla ritualità agricola. Arlecchino approda nei palcoscenici al tempo dei saltimbanchi, dei cerretani e simili che hanno percorso le piazze e le fiere italiane sin dal Medioevo. Arlecchino è un personaggio diretto discendente di Zanni (Zanni, come Zuan, è una versione veneta del nome Gianni).