di Mariella Tosoni.
DALMINE 7 LUGLIO 1927. Negli anni Venti del Novecento, il regime fascista che stava diventando Stato colse l’importanza fondamentale del ruolo delle imprese nella quotidianità delle masse lavoratrici; successe così anche a Dalmine dove il concetto di “utopia urbanistica”, mutuato dall’Inghilterra di Robert Owen, secondo la quale “l’ambiente sociale determina il carattere dell’uomo”, divenne un potente mezzo della propaganda mussoliniana e nel 1927 assunse in paese una connotazione decisamente autoritaria. Al binomio impresa-città si sostituì, infatti, il trinomio impresa-città-stato con l’unificazione dei tre comuni di Mariano al Brembo, Sabbio Bergamasco e Sforzatica in un comune unico.
Ciò fu possibile in base all’art. 10 della legge n. 237 del 4 febbraio 1926 che aboliva i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti come risultavano essere Sforzatica (2.044 abitanti), Mariano al Brembo (1.265) e Sabbio Bergamasco (767) al censimento della popolazione del 1921; la legge introduceva inoltre, su nomina del prefetto, la figura del Podestà al quale erano affidati i poteri del consiglio comunale, della giunta e del sindaco.Nel 1926 il dottor Ciro Prearo, dirigente nella grande industria siderurgica “Dalmine”, diventò Podestà di ognuno dei tre comuni esistenti sul territorio e, il 4 gennaio 1927, deliberò l’istituzione del nuovo comune di Dalmine, che accorpava gli altri. Egli fu così veloce nell’espletare tutte le pratiche burocratiche che il 7 luglio 1927 venne emanato il Regio Decreto di Istituzione, che sanciva la nascita del nuovo comune per il quale, in pochi giorni, trovò anche una sede degna. In data 4 agosto 1927, infatti, il podestà inoltrò una formale richiesta alla società “Stabilimenti di Dalmine” per avere in locazione alcuni locali nella villa Camozzi. Il Dott. Prearo presentò questa richiesta motivandola con la necessità di accorpare tutti gli atti in un’unica sede anche perché il segretario comunale provvisorio dei due comuni di Sabbio e Sforzatica aveva rinunciato all’ufficio perché era stato nominato segretario del comune di Quingentole in provincia di Mantova; restava dunque solo il segretario di Mariano, il quale era anche segretario del comune di Osio Sopra. Prearo sapeva inoltre che alcuni locali della stessa villa erano già stati locati nel 1913 al comune di Sabbio, come sede per la scuola elementare, dall’avvocato Gualtiero Danieli, marito della proprietaria contessa Elisa Camozzi. La domanda dunque venne presentata il 4 agosto; il 6 agosto, con l’assistenza del segretario comunale Camillo Ceresoli, egli “delibera di trasferire fino alla formale costituzione del nuovo comune di Dalmine tutti gli atti e quindi le rispettive sedi dei tre Municipi in località unica e precisamente nella villa Camozzi…”.
L’accorpamento dei comuni, come ebbe a scrivere lo stesso dottor Prearo nel motivare questa sua iniziativa, "era negli interessi delle popolazioni che dall’unificazione vedrebbero derivare grandi vantaggi morali e materiali". Per il nuovo comune fu scelto il nome di Dalmine perché era quello dell’area adiacente allo stabilimento che stava subendo la più grande trasformazione urbanistico-sociale e da dove si diffondeva per tutto il territorio, un cambiamento razionale, coordinato e funzionale all’industria: nel tempo la zona diverrà anche un ideale palcoscenico per le manifestazioni fasciste e la celebrazione del nuovo impero. Un tale cambiamento con il supporto dell’istituzione comunale, controllata però da un uomo dall’impresa stessa, sarebbe stato sicuramente più incisivo. La persona giusta per attuare questo passo importante fu individuata dunque nel dottor Ciro Prearo (1879-1965), ancora oggi personaggio emblematico del Ventennio per la città di Dalmine.
Foto: Archivio privato Ing. Amedeo Mallandrino, discendente di Gabriele Camozzi.
Note bibliografiche da: G.L. Fontana, C. Lussana, , C.L. Pesenti- E. Suardi -V. Cortese, E. Quarenghi, M. Tosoni.
Villa Camozzi - Dalmine | Prima sede del Comune | Ciro Prearo Primo Podestà |
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Prima sede Comune di Dalmine | Decreto Governativo |
Dalmine, settembre 2021 fac/