SCUOLA AZIENDALE APPRENDISTI durante il ventennio – Dalmine. La formazione professionale, curata dalle imprese, è un segmento della storia imprenditoriale e scolastica che merita di essere conosciuta. Grandi imprese, nella prima metà del secolo scorso concepirono la formazione professionale delle proprie maestranze come parte delle strategie organizzative e produttive, alcune sono: Fiat, Breda, Marelli, Alfa Romeo, Olivetti, Ansaldo, Dalmine. Erano esperienze differenti perché ognuna si occupava di un determinato settore produttivo. Crearono corsi di specializzazione brevi, imposti dalla necessità produttiva del momento, ma con esami di ammissione e di profitto. La Fiat fu la prima ad aprire la strada alla formazione fin dai primi anni venti del secolo scorso.

Nella seconda metà degli anni trenta il dibattito sulla scuola  professionale si fece più intenso, intervennero molti manager tra cui Agostino Rocca, allora a capo

  Maggio1941: Prima di copertina
del bollettino della scuola
Apprendisti

di Ansaldo e Dalmine, convinto che solo le imprese potessero formare adeguatamente i propri lavoratori e  concepì l’impresa non solo come struttura produttiva ma anche come istituzione sociale. In particolare a Dalmine, egli diede un forte impulso alle opere sociali dell’Azienda Dalmine rivolte ai dipendenti: dopolavoro, colonie estive, asilo, strutture sportive e cooperative di consumo ne sono esempio. Egli favorì queste opere sociali consapevole che i servizi offerti dall'impresa dovevano compensare i bassi salari, ai quali i lavoratori erano costretti per una precisa strategia che privilegiava la produttività a costi contenuti. All'interno delle opere sociali, si inserì anche la Scuola Apprendisti aperta nel 1937, riproducendo un'altra analoga scuola, che Rocca aveva voluto costruire all'Ansaldo di Genova l'anno precedente. L'interesse per quest’opera formativa Dalminese, durata undici anni, sta nel fatto che i suoi ambiziosi responsabili vollero che la propria opera diventasse un modello per altre scuole.

   
Scuola apprendisti di Dalmine interno scuola interno scuola

 La S.A. Stabilimenti di Dalmine (fabbricazione tubi Mannesmann), nel periodo 1937-1939, aveva alle proprie dipendenze circa 4.000 operai, dei quali solo un migliaio meccanici qualificati o specializzati. Nel 1937, con l’appoggio del Commissariato generale per le fabbricazioni di guerra, allo scopo di migliorare la qualità delle proprie maestranze qualificate e specializzate, la Soc. Dalmine decise la costituzione di un proprio Centro per l’addestramento di giovani operai. Furono così organizzati i relativi corsi che iniziarono la loro vita il 1° sett. del 1937.

   
     Bando d’iscrizione alla scuola apprendisti di Dalmine del 1938 e 1939

La scuola, nella quale si svolgevano i corsi di Addestramento per ragazzi, di età compresa fra i 14 e 16 anni, era sorta nell’interno dello stabilimento e sistemata in un edificio appositamente costruito. Essa comprendeva: due aule per lezioni generiche, un’aula per il disegno, un’aula per la fisica, locali per spogliatoi, cucina e refettorio, magazzino, servizi e docce. In un’altra ala del fabbricato era sistemata l’officina che comprendeva: 48 posti per l’aggiustaggio, reparto macchine (frese, torni, piallatrici, rettifiche ecc.) reparto forge e forni elettrici per tempera, reparto saldatura elettrica e autogena. Il personale addetto era costituito da un direttore dei corsi e insegnante di meccanica e disegno macchine, fisica e chimica; da un professore di tecnologia e didattica del lavoro, che presiedeva all’officina coadiuvato da due capi meccanici; da un professore di matematica e disegno geometrico e infine da un insegnante di cultura generale e un istruttore ginnico. In un primo momento furono ammessi ai corsi ragazzi che avevano alle spalle percorsi scolastici diversi: da chi aveva solo la quarta elementare per arrivare ai diplomati della Scuola di Avviamento Professionale. Con il tempo furono preferiti solo questi ultimi, quindi l'età di accesso si stabilizzò intorno ai quindici anni. Il numero degli allievi, per ogni corso, era di 20-30 ragazzi.

  

   
Gli allievi della Scuola Apprendisti in addestramento professionale con esercitazioni manuali di ogni tipo  

Nel periodo preso in considerazione (anno 1939) la scuola contava 79 allievi, divisi in tre classi: La 1ª con 32 allievi; La 2ª con 27 allievi e La 3ª con 20 allievi.
I corsi erano improntati alla formazione morale, culturale e professionale, teorica e pratica, ed ebbero durata prima triennale, (i primi due anni interamente nella scuola, il terzo anno gli allievi erano smistati nei reparti dove lavoravano appartati dagli operai sotto il diretto controllo della scuola), poi, con le necessità belliche, biennali per accelerare l’inserimento degli apprendisti nei reparti. Al termine di ogni anno di corso, gli allievi, dovevano sostenere gli esami ai quali assistevano, oltre i loro insegnanti, una commissione di tecnici dello stabilimento. Ai primi cinque classificati di ogni corso, venivano dati premi in denaro, mentre quelli che si dimostravano insufficienti venivano eliminati. Inoltre i migliori venivano premiati con gite d’istruzione, anche all’estero. La scuola di Dalmine ebbe molte visite da parte di allievi di altre scuole perché ritenuta un modello da imitare.

         
   
Visita alla Scuola Apprendisti di Dalmine S.A. degli allievi della Scuola Apprendisti del'Ansaldo di GE  

Una sua prima grande affermazione di capacità organizzativa e d’insegnamento, la “Scuola Apprendisti” di Dalmine la ebbe nel 1939, vincendo, con un suo allievo (Angelo Benigni), il campionato nazionale del lavoro per aggiustatori. La scuola aziendale si differenziava dalle scuole Industriali per una maggiore azione disciplinare educativa e per il fatto che gli allievi ricevevano una paga oraria. Questo non significava però che gli allievi producevano e quindi avevano diritto a un compenso, ma si basava, su un fondamento morale che consisteva nell’abituare i ragazzi al rispetto degli orari, nell’invogliare le famiglie degli operai a far studiare i figli compensandole del mancato guadagno che gli stessi avrebbero percepito se mandati a lavorare, al concetto tempo-danaro e al risparmio. Inoltre, con una misura chiaramente paternalistica, al fine di abituarli al risparmio, un'ora di paga giornaliera era trattenuta agli allievi per essere versata su un conto corrente a loro nome, rimborsando poi la somma complessiva, con gli interessi maturati, dopo un certo periodo di permanenza, presso l’Azienda, come operaio.

        bd16vincitore
Istruttore prof. Lorenzo Minoia Scuola avviamento professionale    

Esercitazione di ginnastica sotto lo sguardo del mitico Giuseppe Madaschi.  

  Il littore Benigni, vincitore
del campionato 

In sintonia con la mentalità del momento, si voleva che all'interno della scuola professionale s’imponesse anche una disciplina di tipo militare. D'altra parte un inquadramento militaresco era la regola per tutte le fabbriche impegnate in produzioni belliche. Così la mattina si svolgeva l'adunata generale sul piazzale della scuola, con il saluto alla bandiera, in occasione del quale i ragazzi, che dovevano già indossare la divisa della Scuola, erano ispezionati per costatare che tutti avessero l'abito da lavoro e la persona in ordine. La giornata scolastica si svolgeva dalle otto del mattino alle cinque del pomeriggio tra lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche. La scuola, inoltre, era l'ambiente nel quale si doveva rafforzare il vincolo di fedeltà tra impresa e lavoratore, e quindi ogni aula era dedicata a un lavoratore della Dalmine meritorio e morto in guerra. La mentalità militaresca segnava anche le denominazioni dei singoli corsi, che fino ai fatti del 25 luglio 1943 furono indicati con nomi che ricordavano le glorie militari e politiche del fascismo: "Impero", "Autarchia", "Legionario", "Albania", "Mediterraneo", "Dalmazia", "Giarabub". Dopo il crollo del regime, i corsi assunsero come denominazione il numero progressivo dalla loro fondazione.

   
Alza bandiera    adunata     ginnastica mattutina  

 


Le vacanze duravano un mese (Agosto) durante il quale gli allievi partecipavano a un campeggio in montagna (Castione della Presolana) istituito a cura e spese della Ditta. Il campeggio era curato da istruttori della GIL con regole militari per sviluppare negli allievi il senso del rispetto della gerarchia e della disciplina.

  

   
Campeggio estivo alla Presolana degli allievi della scuola  

Secondo convinzioni di coloro che si occupavano di questo particolare settore, la scuola doveva essere situata, se possibile, entro l'area della fabbrica ma non a ridosso dei reparti, per sottolineare l’appartenenza ma non l’identificazione con i reparti produttivi. La necessità di sfuggire a questa identificazione nasceva dalla convinzione per cui "la Scuola di Fabbrica dovrà d'ora in poi, essere l’anticipazione dei nuovi metodi organizzativi e produttivi”. La scuola s’inseriva all'interno di un progetto complessivo rivolto alla formazione di nuovi operai adeguati a una nuova  organizzazione del lavoro. L'azienda vedeva in questi ragazzi i “propri operai”, da lei formati sia come lavoratori, sia come uomini, e come tali diversi dal resto delle maestranze. Ciò significava che l’istruzione professionale realizzava il principio per cui le lavorazioni erano eseguite dall'operaio, ma progettate e fatte attuare dal “cervello organizzativo”. Ogni ragazzo, rimaneva un allievo anche in fabbrica, era suo dovere compilare un "Diario d'Officina", e continuare la sua preparazione teorica ancora per un giorno la settimana, il sabato mattina. A conferma di quanto l'appartenenza alla Scuola facesse degli apprendisti una categoria di operai diversa dagli altri, anche il momento del pranzo si sarebbe svolto per gli allievi nel refettorio della scuola, anziché nella mensa.


Nel ‘42 fu istituita l'associazione ex allievi” fra tutti i dipendenti della Dalmine S.A. che avevano frequentato con profitto corsi d’istruzione organizzati dal Centro per l’istruzione professionale, scopo era di mantenere un collegamento fra gli ex allievi e i loro insegnanti, dal quale potesse scaturire un beneficio reciproco e per la Ditta, oltre che poter vagliare quei problemi che, attraverso il miglioramento culturale delle masse lavoratrici, miravano alla loro migliore utilizzazione in fabbrica. L’iscrizione era gratuita e obbligatoria.

   

Autorità della Dalmine, Insegnanti e Personalità Civili davanti  alla Scuola Apprendisti della Dalmine


Gianni Facoetti  -  Dalmine, lì ottobre 2009 -  www.facoetti.com

foto: archivio privato sig. Fratus