q895giornaliSi dice che la stampa, non solo italiana, stia attraversando una crisi preoccupante, le copie cartacee di quotidiani e periodici sono molto meno diffuse rispetto ad anni fa. E’ vero ma dobbiamo registrare che anche le televisioni, pubbliche e private, sono in sofferenza. Il problema solo in parte si giustifica a causa dell’affermazione di Internet. I social poi dominano la scena e coinvolgono la gente che in pochi anni si è convinta che le notizie e i commenti sono gratis. Non leggo quasi più i giornali da qualche tempo, specialmente alcuni schierati, da quando mi son reso conto che i contenuti e i livelli culturali si sono abbassati incredibilmente.

Ne ho piene le scatole anche di vedere la televisione, mi ha fiaccato, per mesi abbiamo udito solo virologi, no vax, sì vax, sempre le stesse cose, le stesse chiacchiere, e notizie contrastanti sull'infezione. Poi ha indugiato troppo sull'elezione del presidente della Repubblica per finire con la solita valutazione. E adesso, per consolarci, ci stanno propinando il Festival di Sanremo.
Non si può scegliere più neanche un programma decente, la dittatura delle stupidaggini ci ha paralizzato davanti alla televisione. Diciamocelo con franchezza, ci hanno rotto le scatole. Per favore, cambiate programmazione, abbiamo voglia di qualcosa di fresco. Ovvio che gli spettatori della tv siano diminuiti.
Sul notiziario domina la pandemia in qualunque servizio, corredato di tabelle delle quali fai a tempo a leggere due cifre, poi scompaiono e non capisci più nulla. Ricorrono spesso le immagini di una fabbrica del Sud che chiude i battenti perché in procinto di delocalizzare. Segue intervista lagnosa a un paio di sindacalisti indignati. Mai un accenno alle ragioni degli imprenditori che in Italia sono sempre considerati mascalzoni, affamatori di operai. I telegiornali non m’interessano più di tanto, a un certo punto scatta un collegamento con Parigi o Londra, compare un corrispondente che dice quattro bischerate prive di qualsiasi originalità sul COVID o su una seduta dell’Unione Europea. I talk show sono di una stupidaggine assoluta, con i soliti ospiti. I talent show sono programmi con un branco di gente senza talento che tenta la fortuna. I Reality Show sono il volgare del grottesco. Non rimane nulla, ormai la TV è questa, niente di niente, trasmette il nulla più assoluto. I fatti di cronaca sono liquidati in fretta e furia. Di quello che succede nella tribolata società italiana, poco o solo un cenno. Quest’andazzo accomuna qualunque canale. C’è un’aggravante. I conduttori hanno sempre fretta, chiacchierano velocemente e non afferri il senso dei loro discorsi. Quando poi terminano i notiziari attacca la pubblicità con grande sollievo degli spettatori ma peggiore del resto.
E cosa ci dicono. Sappiamo che i giornalisti italiani sono quelli più schierati a sinistra rispetto ai colleghi Europei. Un primato. A confermare l'evidenza di una categoria italiana spostata in massa verso la stessa parte politica, a sinistra, è l'ultimo rapporto basato su sondaggi demoscopici condotti su giornalisti in diversi paesi. C'è anche un’esagerata partigianeria della maggior parte dei giornalisti italiani (basti vedere lo spazio dato alle “sardine”, o l'ossessione giornalistica per il fascismo e il razzismo che dilagherebbero in Italia) per giustificare la loro scarsa credibilità. Sul fronte della libertà di stampa, nella classifica di Reporters sans Frontieres il nostro Paese è 77°. L’Italia è il fanalino di coda dell’Ue, seguita soltanto da Cipro, Grecia e Bulgaria.

Dalmine, febbraio 2022          fac