Brighella Cavicchio è una maschera popolare bergamasca della commedia dell'arte, il suo personaggio era originariamente quello del servo buffo e intrigante. L’origine più probabile del nome di Brighella deriva dalle parole “brigare” o “briga” vale a dire intrigo, che è propria una delle caratteristiche del personaggio, infatti, ancora oggi si usa dire «fare il brighella» cioè comportarsi in modo poco serio.

E’ il degno compare di Arlecchino, entrambi sono i servi della commedia dell'arte ed entrambi sono nati in provincia di Bergamo. Brighella però ci tiene a precisare che lui é di Bergamo alta, mentre Arlecchino è di Bergamo bassa. L'origine del BB43 Brighellapersonaggio quindi, viene da quella parte della città che tradizionalmente ospitava gli abitanti più intraprendenti. Dice spesso Brighella descrivendosi, parlando un miscuglio di bergamasco e veneziano: "mi son omo insigne ne le furberie e le più bele le ho inventate mi, ...'''

A differenza di Arlecchino, Brighella è un “primo Zanni”, un servo astuto e opportunista, furbo e intrigante, malizioso e furfante, lascivo e crudele, ladro e insolente, e all'occasione ubriacone e assassino, egli non fa solo il servitore, ma un’infinità di altri mestieri, più o meno onesti e leciti e così si ritrova sempre in mezzo a svariati intrighi. Elementi caratteristici del personaggio sono la prontezza e l'agilità della sua mente. Completamente privo di scrupoli, è anche un grandissimo bugiardo: racconta frottole con una convinzione e una naturalezza che gli deriva da una lunga esperienza d’inganni e trappole escogitati non solo per spillare quattrini ai ricchi o per rimediare un pranzo succulento, ma soprattutto per il gusto stesso di imbrogliare il prossimo.

Essendo un sentimentale, gli piaceva consolare i poveri innamorati, specialmente i vecchietti dal cuore tenero e dalla borsa piena. A 12 anni è stato in prigione, a 15 l’hanno messo alla gogna, a 20 l’hanno frustato. È un matematico ingegnoso e sopporta tutto, ha solo un rivale in questo mestiere: Arlecchino.
Brighella è molto abile nel cantare, suonare e ballare. Nel corso degli anni la maschera ha cambiato molte volte il suo costume, fino a raggiungere l'attuale divisa. Il costume che si vanta di indossare e con il quale esercita il suo potere sui servitori semplici è la livrea, il simbolo dell’appartenenza al padrone. La larga gonna bianca orlata di verde, della maschera originaria, ha lasciato il posto a una casacca bianca indossata sopra ampi pantaloni decorati con nastri verdi. A completare l'abbigliamento un mantello con bordature dello stesso colore.  Accessori vari arricchivano l'insieme: un bastone (il “batocio – bastù”,  lo strumento utilizzato per rimestare la polenta) che in seguito si trasformò in uno spadino, un'ampia borsa di pelle, entrambi attaccati a una cintura, e un berrettone bianco i cui profili richiamavano, nella foggia e nel colore, quelli del vestito. Le scarpe e la cintura variamente raffigurate o color giallo o color cuoio. La mezza maschera di tinta verde-oliva, che lasciava intravedere uno sguardo licenzioso, comprendeva un naso aquilino ed era indossata sopra una folta barba, nera e irsuta, e su un bel paio di baffi da cavaliere. Il modo di parlare e di gesticolare erano sicuramente più sobri del più atletico Arlecchino. La sua parlata era in dialetto bergamasco ma con singolari accentazioni che rendevano spiritoso il suo modo di parlare.

Brighella Maschera della commedia dell’arte e poi della commedia del 18° sec., impersonata dal primo zanni. È il tipo del servo astuto, che nel Settecento si trasforma in un fedele domestico attento agli interessi del padrone. Porta berretto, mantello, giacca e pantaloni bianchi orlati di galloni verdi, cintura con borsa e batocio, maschera nera con barba. Fra gli attori celebri del 18° sec. Giuseppe Angeleri, Giuseppe Marliani e Atanasio Zannoni.


Filastrocche su Brighella
Son Brighella, attaccabrighe.
Ho la casacca con le righe,
righe verdi ed alamari,
sempre le tasche senza denari.
Mangio molto, non spendo mai:
niente soldi e niente guai.


Son Brighella  bergamasco.
Negli inganni non ci casco,
sono furbo e ho fantasia,
dico solo qualche bugia.

 

 

Brighella a Arlecchino

Arlecchino colorato
Va girando sempre armato;
Se qualcuno lo molesta,
Lui gli da una botta in testa.

Il suo amico gran furbone
Porta il nome di Brighella;
Lui per vincere la noia,
Tutto il giorno gioca e imbroglia

  Son Brighella burattino
Son rivale di Arlecchino

Sono lesto negli inganni
Sono amico dei denari

Canto, rubo e inganno
Ballo, suono e imbroglio

Sono furbo più del diavolo
Sono svelto quando scappo


   

 


Note su Brighella:

Nella commedia "Il servitore di due padroni" di Carlo Goldoni, Brighella è il proprietario della locanda, testimone di nozze di Silvio e Clarice nonché amico di Pantalone. Personaggio senza scrupoli, furbo e bugiardo, capirà l'inganno di Beatrice ma non lo svelerà.
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La più antica notizia storica della maschera è il testamento di Sivello del 1601, che assegnò questo nome ad un villano bergamasco. Intorno alla metà del XVII secolo la fama di Brighella fu documentata anche in Francia. Con la diffusione del nome, per merito di Carlo Cantù e Francesco Gabrielli anche il ruolo della maschera si espanse fino ad assumere parti di protagonista.
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L'origine di questa maschera è probabilmente bergamasca, ma la sua fama si deve all'attore Carlo Cantù (1609-1676 ca), che ne vestì i panni per molti anni. Nella Commedia dell'Arte Brighella ricopriva il ruolo di "primo Zani", ovvero il servo furbo, autore di intrighi architettati con sottile malizia, ai danni di Pantalone o per favorire i giovani innamorati contrastati. Nel corso del Seicento e del Settecento precisò i suoi caratteri in contrasto con quelli del "secondo Zani" (ruolo del servo sciocco, spesso impersonato da Arlecchino) e, soprattutto con Goldoni, divenne servo fedele e saggio, tutore a volte di padroncini scapestrati, oppure albergatore avveduto o buon padre di famiglia.
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Altra leggenda: Il lombardo Brighella è una delle maschere più celebri della Commedia dell'Arte e a lui spetta il ruolo di beffatore astuto. E' una maschera molto antica e il suo nome appare per la prima volta in un testamento burlesco nel 1603. Brighella rappresenta un villano delle valli bergamasche e appare addirittura sulle scene francesi intorno alla metà del 1600. Brighella è di Bergamo, come Arlecchino, che in genere lo affianca. Il suo costume tradizionale si compone di una livrea bianca, completata da giubba e braghe a strisce verdi. Il suo nome deriva da "briga" e infatti impersona il servo tuttofare intrigante.

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La sua parlata era in dialetto bergamasco ma con singolari accentazioni venete che rendevano spiritoso il suo modo di parlare. Brighella nel corso degli anni migliorò nel carattere e mitigò le proprie scelleratezze diventando nel Settecento servo fedele e saggio, tutore a volte di padroncini scapestrati, oppure albergatore avveduto o buon padre di famiglia.  Insieme ad Arlecchino questa maschera incarna lo spirito del Carnevale vero, originario. La purezza del suo vestito bianco poco ha a che fare con il suo carattere, ma a noi piace pensarlo così, allegro, scapestrato e irriverente servitore nel mezzo di imbrogli e intrighi.


Dalmine, giugno 2010  -  facoetti
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