q644cittaaltaÈ nel cuore della pandemia ed è l’epicentro dell’emergenza coronavirus, la mia città “Bergamo” è in trincea. Da giorni si assiste a una lugubre progressione di contagi e morti senza precedenti, i posti letto disponibili sono finiti, anche allargando il più possibile, ed è per questo che sarà installato, nella zona della Fiera della città, l’ospedale da campo degli alpini, saranno molti posti letto tra terapia intensiva e di degenza, dovrebbe tentare di dare un po’ di respiro all’ospedale Papa Giovanni XXIII che non ha più posto in terapia intensiva. Da giorni arrivavano appelli disperati di medici e infermieri per l’inarrestabile flusso di pazienti. Povero il nostro ospedale Papa Giovanni XXXIII, gioiello della nostra città, criticato e osannato da molti, oggi in piena guerra contro la pandemia.

La cosa più tragica è che se ne vanno i nostri vecchi, la mia generazione, mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita, fatta di lavoro e di sacrifici. Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra, ne ha sentito l’odore e le privazioni, tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi. Se ne vanno con le mani indurite dai calli, visi segnati da rughe profonde, memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente. Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento e sabbia. Una mortalità degli anziani anche dieci volte superiore al normale. Non parliamo poi delle case di riposo (RSA), una strage degli innocenti, loro non sono mai usciti, quindi il virus è entrato da fuori, da chi? dai famigliari durante le visite, dal personale sanitario non ancora allertato o da cosa?
Perché proprio Bergamo? Come mai una città così operosa e dinamica diventa il lazzaretto d’Italia, seconda al mondo, per morti e contagi? Perché il coronavirus ha scelto questa provincia per aprirsi un varco spaventoso, perché forse è stata privilegiata la protezione dell’attività economica rispetto alla tutela della salute, risposte per ora non se ne vedono, per ora ci sono solo sciacalli che lucrano e infieriscono contro la regione Lombardia, rea di essere la prima della classe, invidiosi della sua operatività, dimenticandosi di come l’hanno sfruttata nel tempo. Quanti di loro si sono fatti curare in Lombardia?
Sappiamo di persone, molte, morte nel modo peggiore, supposto ci sia un modo migliore per morire, portate d’urgenza all’ospedale con la croce rossa, la famiglia tenuta lontana per ragioni di contagio, la solitudine come compagnia, e da lì la fine, senza una mano familiare per l’ultima carezza, senza una voce per l’ultima parola. I loro cari rivedranno soltanto un’urna, quando sarà possibile. Una sequenza triste e dolorosa.
Una delle immagini più tristi e drammatiche di questi giorni è rappresentata dalla fila di camion militari che trasportano via dalla città le bare in esubero dal cimitero monumentale di Bergamo verso altre citta per la cremazione, è una scena di guerra, non ho più parole, non ho più la forza neanche di dire “andrà tutto bene”. Eppure Bergamo non cede, non si arrende, è in ginocchio, ha le sirene nelle orecchie, ma non arretra. Prima o poi il domani comincerà. Aspettando questo domani, da Bergamo si alzano grida di dolore, lettere drammatiche che possono servire da monito al resto d’Italia. Purtroppo non si è capito fin dall’inizio il reale pericolo nascosto in questo ”mostriciattolo” subdolo e invisibile che tuttora ci nasconde le sue potenzialità malefiche . Mi auguro che le altre regioni facciano tesoro di quello accaduto a Bergamo.

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camion militari trasportano
bare fuori provincia 
  ospedale di Bergamo    citta alta - BG 

 

Dalmine, aprile 2020    fac/