q768montecitorioColui che ha voluto questo strampalato governo giallo-rosso, spesso rivendicato come un suo “capolavoro politico”, ora lo sta smantellando, parliamo di Renzi. Per primo ha prospettato l’inedita innaturale alleanza con il movimento 5 Stelle e fu sempre lui a insistere perché alla guida del governo rimanesse Conte. Ora, con una mossa a sorpresa, si ritira con i suoi e cerca di far cadere il governo senza avere valide alternative se non quella, credo, di sostituirlo adducendo improbabili derive autoritarie. Il presidente del consiglio Conte, a questo punto, non ha più una maggioranza in parlamento ma solo una mini maggioranza.

Due ministre e un sottosegretario del minuscolo partito di Italia Viva (IV) si sono dimessi, o meglio fatti dimettere, ma Conte non molla la presa e non sale al colle, resta in carica e prepara nuovi provvedimenti. Cercherà in senato i voti dei responsabili (voltagabbana) per puntellare con calcinacci e detriti un esecutivo che si sta sgretolando.
Si doveva votare un anno fa, altro che raffazzonare un governo uscito dalle menti di chi non vuole elezioni per paura della destra, non lo sanno, o non lo vogliono ammettere, che più della meta degli italiani invece ha paura di questa sinistra, per metà comunista e per metà senza nessuna idea. Il motivo, più volte sostenuto, era che Salvini potesse assumere “i pieni poteri”. Di fronte a quel rischio si poteva, anzi si doveva, anche digerire il rospo-Cinque Stelle. Quella giustificazione non sta in piedi. Chiunque non sia accecato dall’odio o dall’ideologia come lo siete Voi, sa riconoscere, in una dichiarazione del genere, quel che è sempre stato il sogno irrealizzato di tutti i partiti, avere il 51% dei seggi parlamentari, per realizzare il proprio programma. La vera risposta è un’altra, la sinistra italiana ancora oggi, anno 2021, non ha raggiunto una maturità democratica, che consiste nel trattare l’oppositore politico come avversario e non come nemico. Considerare se stessi come portatori di un progetto politico, non come depositari esclusivi del bene comune, con la consapevolezza di poter combattere gli avversari con la forza delle idee, anziché cercare ogni volta di evitare il ricorso alle urne, denigrare o ancora peggio cercare la sponda del giustizialismo.
Allora è meglio tirare a campare che tirare le cuoia, ma quella frase Andreottiana è ormai logorata dal tempo e da una scena politico-sociale che è cambiata profondamente. Per cui ha ragione chi sostiene che il governo Conte non può tirare a campare. Fuori dal portone dei palazzi c’è un Paese che ha paura, soffre, non sa che cosa succederà domani e non riesce a immaginare un futuro. Il Covid è passato come un tir su un corpo con troppe lacerazioni. Ha fatto aumentare le distanze sociali, ha allargato la forbice delle disuguaglianze, ha protetto chi è ricco e ha colpito chi è povero, ha creato nuove miserie, nuove solitudini, nuove disperazioni, ha aiutato coloro che potevano lavorare e avere uno stipendio. Ha mostrato i limiti di un sistema sanitario pubblico che negli anni è stato impoverito e che sta reggendo solo grazie all’abnegazione di medici e infermieri e c'è un piano vaccinale che rischia di essere in ritardo. Ha costretto milioni di ragazzi a rinunciare all’esperienza dello stare a scuola. E di fronte a questo il governo dovrebbe tirare a campare? Speriamo di no, serve una soluzione più ragionevole: elezioni al più presto.

Dalmine, gennaio 2021 Fac/