q603coronavirusL’anno 2020 sarà ricordato per l’epidemia del coronavirus, COVID-19, che ha scombussolato tutta l’Italia con zone rosse, quarantene, contagiati, guariti e morti. I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS).  E’ stato identificato dall'Organizzazione mondiale della sanità nei giorni di gennaio 2020 generando panico, preoccupazione e stato di allerta in tutto il mondo.

L’origine della diffusione si è verificata in Cina, dove numerose persone hanno già perso la vita, per poi diffondersi in altri paesi. Gli esseri umani hanno sempre contratto malattie dagli animali, infatti, la maggior parte delle nuove malattie infettive proviene dalla fauna selvatica. I cambiamenti climatici stanno accelerando questo processo, inoltre l’aumento degli spostamenti fa sì che quando una nuova malattia emerge, si può diffondere più rapidamente. In un mondo globalizzato non era difficile prevedere che il Coronavirus sarebbe arrivato anche in Italia e in particolare in Lombardia, la regione più inserita nelle rotte internazionali. Dopo quello che sta accadendo nel Nord Italia, sarebbe bene chiedersi cosa non abbia funzionato nelle direttive della Sanità. Questa domanda è doverosa farsi, dopo che il nostro Paese si è posto, come primato in negativo, al primo posto in Europa, e terzo nel Mondo, come infettati. Dopo questa figuraccia, è da supporre che l'untore numero zero, causante l'epidemia, non sia un uomo invisibile, bensì chi governa, con approssimazione e incompetenza, il Paese.
Il governo cinese ha preso misure senza precedenti per arginare i contagi mettendo in quarantena intere città di milioni di abitanti. In Italia, a Codogno, dove si è diffusa per prima l’epidemia, forse la copresenza del virus influenzale e in parte la sfortunata coincidenza di un paziente senza fattori di rischio che non ha evidenziato un legame con la Cina, hanno creato non poca confusione. Possiamo certificare che in Lombardia esiste la possibilità di curarsi con le migliori terapie disponibili al mondo, ma i servizi di prevenzione sono ridotti al minimo, i pronto soccorso sono quasi tutti in condizione critiche, i medici di base e gli infermieri scarseggiano e gli ambulatori territoriali vengono continuamente ridotti.
La Cina ci aveva insegnato che c’era un solo modo per fermare la diffusione del virus, chiudere i recinti, per non far scappare nessuno, ma noi abbiamo deciso prima di socchiuderli poi di aprirli poi di chiuderli a singhiozzi in un posto sì e in un altro no. L’esecutivo avrebbe dovuto avere il coraggio di adattare, tra fine gennaio inizio febbraio, controlli e quarantena a tutti i rientri dalla Cina, altro che fermare i voli dalla Cina. Non abbiamo messo in quarantena chi proveniva dalla Cina quando andava fatto, ora i cinesi mettono giustamente in quarantena chi arriva dall’Italia. Abbiamo ricevuto una bella lezione.
Non è la prima volta che ci troviamo ad affrontare emergenze nazionali, ma siamo un Paese forte, un Paese che non si arrende mai, è una sfida che ha bisogno dell'impegno di tutti e insieme ce la faremo.

 

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Effetto coronavirus COVID-19      


Dalmine, marzo 2020 –    /facoetti