C100bisLogoInsegne

Fra le molte particolarità bergamasche del passato che via via si sono trasformate, scomparendo del tutto, annotiamo anche quelle tipiche e caratteristiche insegne che, collocate esternamente alle trattorie, agli alberghi, alle osterie, li rendevano particolarmente noti e visibili. Già dal 1385 un decreto di G.G. Visconti prescriveva che gli osti della città di Bergamo avessero pubblicamente esposto l’insegna del loro esercizio se in questo davano alloggio, mentre più tardi, forse, la prescrizione riguardò anche i locali di spaccio di vino. Al riguardo si ha notizia di un certo sig. Giorgio Pigetto di Zandobbio, che nel 1581 fu posto in contravvenzione perché “esercitava osteria senza insegna”. Purtroppo col passare del tempo, prima in città con la sua smania di cambiare tutto, poi nei paesi, con spirito imitativo e con l’aria di voler dare un tono cittadino alle borgate, hanno distrutto le antiche insegne e cancellato quelle particolarità che le rendevano uniche. Alcune di loro erano del seicento ma la maggior parte sono di fine ottocento e sono libere interpretazioni dei nostri fabbri o composizione di modesti pittori. Al contrario in molte zone d’oltralpe è prevalso il desiderio, appoggiato dalle autorità comunali, di provvedere alla conservazione di questi elementi tipici del luogo ed è facile trovare ancora oggi insegne particolari in Tirolo, in Ungheria, in Baviera, in Normandia, in Svizzera e in molti altri luoghi con un effetto decorativo che si armonizza nel paesaggio e che ci sorprende positivamente quando li vediamo.

    
   
         
   
         
     
         
 Disegni di Luigi Angelini        


Molte volte alla particolarità delle insegne si accompagnavano o parole o bizzarri versi dipinti anche sull’esterno dell’osteria, solitamente rivolti a ricordare al cliente il dovere di pagare.

- Oggi non si fa credenza, domani si. (rimandava di giorno in giorno la cortesia del trattore.)

- Quando questo gallo canterà, credenza si farà. (col gallo dipinto)

- Entra pure amico mio, Mangi bevi e godi, Ma non piantare chiodi.

- Vino di buon sapore, A chi denar non ha, Basta l’odore.

- Entrate cantando, Uscite pagando.


Dalmine, Aprile 2011