simbolo governoLa riforma costituzionale, approvata l’anno scorso dal Parlamento e ora interessata dal referendum, prevede la riduzione del numero dei parlamentari dall’attuale totale di 945 a 600 in tutto (cui aggiungere al max 5 senatori a vita): il taglio, se approvato con il sì, abbasserà i deputati da 630 a quota 400 e i senatori da 315 a 200. Ormai la Costituzione viene cambiata a convenienza, un giorno “non si tocca”, l’indomani “è troppo vecchia”. I Padri Costituenti nel 1948, avevano parametrato il numero dei parlamentari alla popolazione: un deputato ogni 80.000 abitanti; un senatore ogni 200.000, hanno seguito logiche più che ragionevoli per garantire imparzialità e rappresentatività dei Territori. E’ più che evidente che si vuole ridurre il numero di Parlamentari per controllare meglio il Governo, pochi Deputati sono molto più facili da tenere sotto controllo, ma così facendo è a rischio la rappresentatività dei territori, è a rischio il futuro della nostra Democrazia.

Al variare del numero dei parlamentari avrebbero almeno dovuto cambiare la legge elettorale, ma in due anni non sono stati in grado neanche di proporla. Ridurre il numero dei parlamentari senza modificare la legge elettorale è una cretinata gigantesca. Prima il passaggio dal proporzionale al maggioritario, dopo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, dopo la sostituzione delle preferenze con liste chiuse e bloccate ora tocca al taglio dei parlamentari che ha come obiettivo la disgregazione della Repubblica, si tratta di un progetto eversivo della forma di Governo. La polemica sulla riduzione dei costi è sterile, potrebbe essere attuata riducendo stipendi e prebende, senza dimenticare che gli altri costi fissi (commessi, strutture di camera e senato ecc.) rimarrebbero comunque inalterati. La mia opinione è che la democrazia si conservi maggiormente con 1 a 63 mila rispetto 1 a 150 mila. Ma non è tutto. Come sempre, quando c’è di mezzo il Movimento 5 stelle il problema è mal posto peccando di faciloneria demagogica. Il Parlamento costa troppo, i parlamentari sono troppi, la macchina legislativa è lenta e inefficiente: sono queste le motivazioni alla base della riforma costituzionale che prevede il taglio del numero dei parlamentari. Siamo sicuri che siano motivazioni corrette e condivisibili? io penso proprio di no.
Per finire inoltre va precisato che la riduzione del numero dei parlamentari rende palesemente incostituzionale la legge elettorale vigente, comprimendo il pluralismo e provocando un’inaccettabile distorsione fra la volontà espressa dagli elettori e il risultato in termini di seggi. Per mantenere viva la rappresentanza, assicurando il pluralismo politico e territoriale, l’unica strada è di adottare un sistema elettorale proporzionale che garantisca ai cittadini l’eguaglianza nell’espressione del voto e la libertà di scegliersi i propri rappresentanti. Il problema nascerà poi nella formazione del nuovo governo. Secondo alcuni è arrivata l’occasione buona per dare un colpo alla “casta”? A mio parere no. La riforma, infatti, rischia di creare più problemi di quanti potrà risolvere.

Dalmine, agosto 2020         fac/

 

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